![]() "Rufus è morto". Che colpo: Rufus Thomas, il mio "zio" Rufus Thomas, lo zio di tutti i Porrettisti (da non confondere con i porrettani), quel "popolo" di facinorosi appassionati che tutti gli anni si danno appuntamento e si ritrovano per tre giorni al santuario della soul music sull'Appennino Tosco-Emiliano tra Pistoia e Bologna, si è spento nel sonno alle due di notte tra venerdì 14 e sabato 15 dicembre 2001. All'età di 84 anni (ne avrebbe compiuti 85 il 26 marzo), Rufus si trovava in un ospedale della sua Memphis a causa di problemi cardiaci dovuti all'età, quando la "vecchia pompa" ha smesso di funzionare e si è fermata. Lo zio Rufus, l'amico Rufolone, come veniva affettuosamente chiamato, era un vero mattatore; qualsiasi forma di spettacolo e di intrattenimento era a lui familiare: aveva incominciato con successo come ballerino e proseguito poi la carriera nelle vesti di cantante, dj, presentatore, comico, attore. I suoi primi passi nello show biz lo vedono a fianco dei Rabbit Foot Minstrels, con i quali si esibisce come ballerino di tip-tap, dopo di che, per mantenere la famiglia, decide di procurarsi un lavoro fisso e più sicuro. Ma non riesce a stare lontano dal mondo dello spettacolo e così veste i panni di presentatore del Palace Theatre di Memphis ed incomincia a collaborare con la WDIA, una delle stazioni radio il cui ruolo sarà fondamentale per la presa di coscienza della comunità nera degli Stati Uniti. ![]() Successivamente scuote e fa tremare le classifiche con "Walking the Dog", "Jump Back", "Do the Funky Chicken", "(do the) Push and Pull". Resta un po' in ombra fra la fine dei '70 e l'inizio degli '80, pu continuando ad esibirsi a livello locale, fino a che, nel 1988, non viene convocato in Italia da Graziano Uliani per fare sfoggio della sua abilità, della sua grande voce, delle sue doti di showman, della sua inimitabile ed inconfondibile mimica facciale al Porretta Soul Festival. Sebbene l'età abbia messo in gincchio molti dei suoi colleghi ed amici più giovani, Rufolone è sempre risultato esplosivo ed incontenibile; la sua contagiosa carica vitale, la dinamite pura lanciava dal palco sulla platea entusiasta gli hanno fatto guadagnare il soprannome di teenager più vecchio del mondo, tanto che si sentì ispirato a comporre "Age Ain't Nothin' but a Number" (l'età non è altro che un numero). Negli ultimi mesi la stanchezza lo aveva calmato, ma non era comunque stato domato dall'età e sognava di poter tornare alla sua Porretta, la sua seconda patria, la città della sua rinascita artistica, dove gli erano stati già da tempo dedicati un parco ed un campo sportivo; a Porretta Rufolone non solo si era 'impossessato' di questi due luoghi, ma soprattutto del cuore della gente: il cuore del popolo della deep soul music. Zio Rufolone non ti saluto con un addio, ma con un semplice ciao, perchè so, il mio cuore lo sa, che a luglio sarai ancora a Porretta e ci sorriderai, ci prenderai bonariamente in giro, come hai fatto per tutti questi anni, farai il burbero cercando di nascondere un sorriso, ci stuzzicherai con i tuoi scherzi ed i tuoi giochi e ci accompagnerai al tuo parco, dove io, Lucone, Gianni, Michela, Ray, Graziano, Andrea, Edoardo, Luciano, Tonino e centinaia di altri amici comuni ti applaudiranno, perchè tu sei ancora su quel palco e ci starai per sempre. Franco Rubegni |