Gnola Blues Band
Walkin' through the shadows of the blues

Senza ombra di dubbio sono arrivato ultimo nel decantare il valore artistico della Gnola Blues Band, che ha il suo punto focale in Maurizio Glielmo, con il soprannome del quale è stata battezzata la band.
Dopo l'esordio del '91 con "First Step", ecco finalmente il secondo cd: un album ricco di idee (12 delle 14 tracce sono firmate da Glielmo o Mugniaini), un disco ben eseguito con sonorità personali, un cd originale e non (consentitemi il termine) fotocopia di sé stesso o del precedente, insomma, l'album della maturità. Dopo infiniti ascolti non ho ancora trovato un brano che mi abbia stancato, ma anzi continuo a provare nuove emozioni ad ogni ripetizione. Stupenda la slide in "Muddy Tribute Slide", la dobro in "Foreigner blues"; simpaticissima "Perissa Beach" condita con i saporiti fiati e con il gustoso coro della Back in Blues Band dal quale risalta la voce di Gaia Pedrazzini (ricordatevi questo nome così non vi risulterà nuovo in un prossimo futuro): quattro anni fa M. Glielmo aveva suonato chitarra e dobro nel cd "On the Good Foot" dei B.B.B. F-A-V-O-L-O-S-A "Midnight Cryin", ed ancora "Tuff Times" con in prestito l'armonica di F. Treves (quando in Italia si dice harp…), le strumentali "Tulane Avenue Shuffle" e "Roger Boogie"…
Maurizio Glielmo non è soltanto un chitarrista di qualità (per molti anni è stato spalla di Mr. Blues Fabio Treves), ma si distingue anche per la sua voce eccellente, sostenuta da una notevole sezione ritmica (T. Cimaschi al basso, F. Pelizzari alla batteria) e dalle tastiere di Roger Mugnaini, uno fra i tre migliori hammond player in Italia insieme a Franco Angelozzi (B.&S.) ed Alberto Marsico.
Sveglia signori!! Lo avete capito? Durante gli anni '90 il blues in Italia ha raggiunto vette altissime. In molti non saranno d'accordo e verrò sicuramente criticato, ma la corrente italiana non ha rivali in Europa ed è decisamente superiore (è la mia opinione) al british blues dei '70. Non sto sottovalutando John Mayall o i Cream, ma non dobbiamo fingere di non conoscere il Rico Blues Combo, Nick Becattini, Mama's Pit, Claudio Di Nicola… Magari ci sono alcuni (e soltanto alcuni) managers che non sono all'altezza dei colleghi oltre Manica. Speriamo che il tempo porti rimedio anche a questo inconveniente, che spesso tarpa le ali ai nostri bluesmen. Comprate i cd che vi consiglio in questa rubrica (questo lo potete trovare a Blues Corner 02/48843898) così da poter dare un aiuto morale agli italici emuli di Muddy Waters e Freddy King per non farli sentire abbandonati a loro stessi, per fare in modo che non si arrendano e mollino tutto nei momenti più duri, per incoraggiarli a proseguire e fare sempre del loro meglio, perché non si facciano corrompere dalla musica commerciale. Facciamoci un esame della coscienza: se dovessero smettere di pubblicare cd e fare concerti, che ci avrà rimesso… noi o loro?
Franco Rubegni (Jamboree)

Maurizio Glielmo alias Gnola è uno che nelle ombre del blues ci ha camminato a lungo, senza trovarsi mai a disagio. Gli saranno capitate vagonate di sfortuna, come canta in Blues Falling Down, ma è da mettere in conto, insieme ai chilometri on the road, alle notti insonni e alla mattine con i blues intorno al letto. Grandi presentazioni un chitarrista, un songwriter e un bluesman come lui non ne ha bisogno: basta far partire Walkin' Through The Shadows Of The Blues e diventa chiaro fin dalle prime battute che la Stratocaster è soltanto l'appendice finale di una passione di lunga data. Così, se proprio serve un biglietto da visita di Gnola, sentite l'assolo in fondo a Blues Falling Down che sembra risvegliare i fantasmi di tutti i maestri della chitarra elettrica: Albert King, Stevie Ray Vaughan, Freddie King e naturalmente, e soprattutto, Jimi Hendrix. Tutto il disco si snoda attorno ad una formula che non è solito blues da mandare avanti all'infinito, ma sono canzoni con una sezione ritmica energica e swingante, un Hammond favoloso che sembra uscire dai vecchi dischi della Stax e naturalmente le chitarre di Gnola. Il plurale è obbligatorio perché si destreggia egregiamente in tutte le versioni: si può sentire alla fine di Midnight Cryin' o in lungo e in largo in Muddy, Slide Tribute che la bottleneck non ha segreti per lui sia quando la fa suonare con il volume del Fender tirato su fino al dieci, sia quando la suona con il suo dobro di un milione di anni fa. Si diverte anche a fare il Ry Cooder in Foreigner Blues ma è solo un minuto e qualcosa, perché poi con la slide Gnola guida trombe e sassofoni di Perrissa Beach in uno di quei blues con tanti fiati che piacevano ad Albert Collins. C'è anche del gran bel rock'n'roll, in Walkin' Through The Shadows Of The Blues : Mean In Love è la canzone che vorreste sentire alla vostra festa di compleanno e Baby, Baby ha un cuore indeciso tra il Mardi Gras di New Orleans e la sincope ritmica di Bo Diddley, così come Roger Boogie resta fedele al suo titolo e scatena le danze. Le canzoni le scrive tutte Gnola, salvo la rivisitazione di Can't Help Myself della premiata coppia Terry/McGhee che viene riproposta con un arrangiamento pieno di swing e calore. Gnola suona la chitarra acustica (sì, ogni tanto stacca la spina) e sembra di sentire un vecchio disco di David Bromberg. Invece è il nuovissimo album di Maurizio Glielmo, un chitarrista che nelle ombre del blues ha visto una luce.
Marco Denti